I concierge, i portieri dei grandi alberghi di lusso: psicologi e confidenti, uomini dei miracoli. I loro occhi ne hanno viste tante, le loro orecchie hanno ascoltato avventure e curiosità…
Con Loquis vogliamo portarvi di nuovo in viaggio; stavolta – un viaggio proprio tra le storie dei concierge, regalandovi un assaggio delle curiosità raccontate nel libro “Grand Hotel Italia”, scritto da Nicolò De Rienzo, che raccoglie i segreti dei portieri dei grandi alberghi, dalla Dolce vita a oggi, nell’omonimo canale “Grand Hotel Italia”.
Manie e capricci di divi o personaggi come Totò, Dustin Hoffman, Kim Novak, Naomi Cambell, George Clooney ma anche Liz Taylor e tanti altri,,
Abbiamo intervistato l’autore Nicolò de Rienzo, che ci ha raccontato indiscrezioni, aneddoti e interessanti dietro le quinte…
- Nicolò de Rienzo, autore di “Grand Hotel Italia”, da dove arriva l’idea di dare voce ai concierge, figure spesso invisibili ma indispensabili negli hotel più prestigiosi?
L’idea è nata da un incrocio tra il fato e un’improvvisa illuminazione. Stavo parlando con un concierge di un hotel di lusso milanese quando mi disse di punto in bianco “Le racconto una storia che la farà sorridere”. Mentre lo ascoltavo, effettivamente sorridendo, pensavo a quante altre storie potesse avere da raccontare. Una volta terminata mi limitai a chiedergli “Ma avrebbe altre storie da raccontare?”. Mi bastò l’espressione del suo viso per comprendere che esisteva un tesoro nascosto. Da quel momento all’idea del libro passò un po’ di tempo. Ma non vi fu giorno in cui non mi tornasse in mente che dovevo farne qualcosa. Poche volte, nella mia vita, mi sono divertito così tanto. Un viaggio in un mondo invisibile ma seduto in prima fila. Sono stato letteralmente accolto al punto da sentirmi parte di una famiglia. I concierge sono persone capaci di essere invisibili e presenti al tempo stesso, discrete ma efficaci. Un bravo concierge sembra materializzi dal nulla l’impossibile. Ma la realtà è che è come un mago: lui sa quel che fa, siamo noi a non vederlo.
- Da Clooney a Totò, da Anna Magnani a Naomi Campbell…qual è, tra tutte quelle che hai ascoltato, la storia che, personalmente, ti ha colpito di più?
L’episodio di Clooney è significativo e ci sono particolarmente affezionato. Non tanto per la celebrità del personaggio quanto piuttosto perché riesce a spiegare una delle caratteristiche fondamentali e speciali di un bravo concierge: sapere cosa è giusto fare e non fare. Ma, soprattutto, sapere quando è giusto fare ciò che non sarebbe giusto fare. Nella fattispecie, andare a cena con un cliente è qualcosa che, normalmente, si evita. La grandezza del concierge sta, infatti, nel saper entrare in simbiosi col cliente pur mantenendo la corretta distanza. Ma, in determinati casi, la sensibilità del fuoriclasse, permette di intuire una necessità che lo spinga ad andare oltre le pratiche convenzionali. Nel caso di Clooney, il concierge ha intuito il desiderio del cliente di “normalità”, di sentirsi un local, di muoversi in un habitat conosciuto pur non conoscendolo. Di fatto il concierge non si è preso una libertà col cliente ma piuttosto ne ha assecondato le necessità intuendone il peso e valutando i pro e i contro di una condotta che oltrepassasse le regole generali. Senza sbagliare.
- Il senso di accoglienza, l’ospitalità, l’amore per i turisti rappresentano una caratteristica ben radicata nel sangue degli Italiani. Questo contribuisce, secondo te, a rendere ancor più i concierge dei “fuoriclasse”?
Generalmente, in tutto il mondo, la figura del concierge è incentrata sul far sentire “a casa” l’ospite. E, non per niente, nei tempi andati l’hotel di lusso era chiamato proprio casa. E chi sa fare molto bene il proprio lavoro, tuttavia, arriva addirittura a far quasi rimpiangere il cliente di essere tornato a casa propria! Non è raro, infatti, che qualche cliente continui a riferirsi ad un determinato concierge anche quando è in altri luoghi affinché gli risolva un problema. Una figura “mitologica” come Fausto Allegri dello Splendido di Portofino, pur essendo in pensione, veniva richiamato in servizio ogni qual volta arrivavano in Hotel determinati clienti che, senza di lui, dicevano di non poter stare. Effettivamente la scuola italiana ha una fortissima tradizione e svariati concierge che hanno lasciato la penisola nei decenni addietro hanno fatto eccezionali carriere all’estero. E’ come se il concierge italiano sapesse unire alla professionalità quella creatività e quella naturalezza nelle relazioni che appartengono alla nostra cultura e sono in grado di stabilire una connessione più intensa col cliente.
- Ascoltare mentre si è in viaggio le storie dei concierge dei Grand Hotel d’Italia è senza dubbio interessante: credi che l’esperienza di viaggio e la voglia di scoperta possa, in questo modo, farsi ancora più autentica?
Leggere od ascoltare queste storie avendo la fortuna di essere nello stesso posto che le ha viste consumarsi è un grande privilegio. E’ un po’ come una realtà aumentata. Permette ad un turista di camminare in una via Veneto ormai mummificata e visualizzare una star degli anni ‘60 scappare assaltata dal re dei paparazzi. Permette di vedere Maria Callas attendere il suo Idrovolante sulla battigia del Regina Isabella di Ischia per poi vederlo affondare da una cima sotto il pelo dell’acqua. Permette di sentirsi immergere in un’altra epoca, di viaggiare nel tempo senza muoversi. L’idea di poter vivere un posto in una maniera multidimensionale, nel presente e nel passato contemporaneamente, attraverso i propri occhi e gli occhi di qualcun altro può, effettivamente, essere un’esperienza.
Puoi ascoltare il canale “Grand Hotel Italia” cliccando QUI.