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Monumenti Aperti: raccontare il patrimonio culturale

 

La storia di questa manifestazione, nata a Cagliari nel 1997, grazie all’iniziativa dell’ “Associazione Ipogeo” e a seguire, di “Imago Mundi”, vede nel 2001 la sua prima edizione “allargata” alla quale, oltre al capoluogo, parteciparono ufficialmente anche Alghero, Capoterra e Sanluri.  Ad oggi sono 153 i comuni che almeno una volta hanno preso parte a Monumenti Aperti in Sardegna e nel resto d’Italia.

Ci si interroga sulle diverse generazioni (e la loro interazione) e la formazione di una ferma consapevolezza di essere custodi e fruitori del patrimonio culturale. Quel patrimonio materiale e immateriale che la manifestazione “Monumenti Aperti” ha raccontato negli ultimi vent’anni e che deve essere ri-raccontato adattando la narrazione ai diversi tempi che l’evoluzione tecnologica, formativa, economica e, in generale, umana ha portato alla luce nel percorso di crescita sociale.

 

 

Monumenti Aperti: raccontare il patrimonio culturale

 

La storia di questa manifestazione, nata a Cagliari nel 1997, grazie all’iniziativa dell’ “Associazione Ipogeo” e a seguire, di “Imago Mundi”, vede nel 2001 la sua prima edizione “allargata” alla quale, oltre al capoluogo, parteciparono ufficialmente anche Alghero, Capoterra e Sanluri.  Ad oggi sono 153 i comuni che almeno una volta hanno preso parte a Monumenti Aperti in Sardegna e nel resto d’Italia.

Ci si interroga sulle diverse generazioni (e la loro interazione) e la formazione di una ferma consapevolezza di essere custodi e fruitori del patrimonio culturale. Quel patrimonio materiale e immateriale che la manifestazione “Monumenti Aperti” ha raccontato negli ultimi vent’anni e che deve essere ri-raccontato adattando la narrazione ai diversi tempi che l’evoluzione tecnologica, formativa, economica e, in generale, umana ha portato alla luce nel percorso di crescita sociale.

 

 

Monumenti Aperti: raccontare il patrimonio culturale

 

La storia di questa manifestazione, nata a Cagliari nel 1997, grazie all’iniziativa dell’ “Associazione Ipogeo” e a seguire, di “Imago Mundi”, vede nel 2001 la sua prima edizione “allargata” alla quale, oltre al capoluogo, parteciparono ufficialmente anche Alghero, Capoterra e Sanluri.  Ad oggi sono 153 i comuni che almeno una volta hanno preso parte a Monumenti Aperti in Sardegna e nel resto d’Italia.

Ci si interroga sulle diverse generazioni (e la loro interazione) e la formazione di una ferma consapevolezza di essere custodi e fruitori del patrimonio culturale. Quel patrimonio materiale e immateriale che la manifestazione “Monumenti Aperti” ha raccontato negli ultimi vent’anni e che deve essere ri-raccontato adattando la narrazione ai diversi tempi che l’evoluzione tecnologica, formativa, economica e, in generale, umana ha portato alla luce nel percorso di crescita sociale.

 

 

Il tema

 

Per questa ventitreesima edizione, salutata dal patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del MIBAC, dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO, sono complessivamente 73 le amministrazioni coinvolte, 62 in Sardegna e 11 nella Penisola.  La manifestazione è partita a Bauladu, Bosa, Tula e Uta il 27 aprile e si chiuderà nei giorni 9 e 10 novembre in Puglia nei comuni di Terlizzi, Modugno e Palo del Colle.

Il tema di Monumenti Aperti 2019 è Radici al futuro, ovvero ciò che ci appartiene come storia e su cui poggia il domani delle comunità. Trae ispirazione dalle politiche europee, tese a valorizzare l’intero patrimonio culturale tangibile, intangibile e digitale, accessibile e inclusivo. Radici al futuro ne rilancia la visione come strumento per favorire il senso di appartenenza alla comunità locale, come dialogo tra le generazioni, dando valore al confronto e all’arricchimento reciproco.

Il fine ultimo è affidare ai giovani il duplice ruolo di custodi della conoscenza e di attivatori delle opportunità future. Il patrimonio culturale diventa fonte continua di apprendimento e di ispirazione, e la base di una cittadinanza attiva e responsabile.

 

Il tema

 

Per questa ventitreesima edizione, salutata dal patrocinio del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, del MIBAC, dell’Associazione Beni Italiani Patrimonio Mondiale UNESCO, sono complessivamente 73 le amministrazioni coinvolte, 62 in Sardegna e 11 nella Penisola.  La manifestazione è partita a Bauladu, Bosa, Tula e Uta il 27 aprile e si chiuderà nei giorni 9 e 10 novembre in Puglia nei comuni di Terlizzi, Modugno e Palo del Colle.

Il tema di Monumenti Aperti 2019 è Radici al futuro, ovvero ciò che ci appartiene come storia e su cui poggia il domani delle comunità. Trae ispirazione dalle politiche europee, tese a valorizzare l’intero patrimonio culturale tangibile, intangibile e digitale, accessibile e inclusivo. Radici al futuro ne rilancia la visione come strumento per favorire il senso di appartenenza alla comunità locale, come dialogo tra le generazioni, dando valore al confronto e all’arricchimento reciproco.

Il fine ultimo è affidare ai giovani il duplice ruolo di custodi della conoscenza e di attivatori delle opportunità future. Il patrimonio culturale diventa fonte continua di apprendimento e di ispirazione, e la base di una cittadinanza attiva e responsabile.

 

 

Il patrimonio sardo: un grande amore per la cultura

62 sono i comuni sardi che già dal 27 aprile dedicano la loro attenzione a “Monumenti Aperti”: sette in totale i fine settimana (27 aprile – 9 giugno), durante i quali 800 luoghi della cultura saranno aperti e raccontati da almeno 20.000 volontari, in massima parte studenti provenienti dalle scuole di ogni ordine e grado. Saranno interessate dalla manifestazione amministrazioni comunali sia della Città Metropolitana di Cagliari che delle province storiche: 31 i comuni della Provincia del Sud Sardegna, 8 della Provincia di Oristano, 12 della Provincia di Sassari e 2 in quella di Nuoro. Sono infine 9 i comuni che ricadono nella Città Metropolitana di Cagliari; 12 (cinque in più rispetto alla scorsa edizione) le amministrazioni che per la prima volta aderiscono alla manifestazione in terra sarda: Ales, Assolo, Decimoputzu, Genuri, Muravera, Neoneli, Siliqua, Tertenia, Tula, Vallermosa, Villaputzu e Villaspeciosa.

Fra i siti aperti segnaliamo: la chiesa di Santa Maria di Uta, meraviglioso esempio di architettura romanica in Sardegna, il Castello Malaspina a Bosa, la Cattedrale e la casa natale di Gramsci ad Ales, l’area archeologica di Nora, l’Argentiera – Museo della Miniera a Sassari, uno dei maggiori esempi di archeologia mineraria della Sardegna, la Chiesa di San Lorenzo di Porto Rotondo e la Torre della Quarta Regia in località Sa Scafa, a Cagliari.

 

Progetti di interazione – Viva Voce e Loquis

 

 Sperimentato su Cagliari lo scorso anno viene ora riproposto su base nazionale Viva Voce – racconta la tua città.

Con questo progetto, curato da Cristina Marras e Giuseppe Murru in collaborazione con RadioX, si vuole costruire una mappa dei monumenti e dei luoghi d’Italia con le voci dei cittadini, che potranno inviare un messaggio WhatsApp di massimo 50 secondi al numero telefonico 348 314 6896, descrivendo il proprio legame a un luogo o a un monumento. Il racconto come elemento di coesione del “popolo” di Monumenti Aperti.

Dall’incontro di Cristina Marras con la nostra app, avvenuto grazie a Carlo Infante (Urban Experience ), nasce Caccia all’Uomo (Manhunt nella versione inglese) e subito dopo, Loquis diventa elemento partecipativo della manifestazione.  Al momento, nel canale ufficiale Monumenti Aperti è presente un percorso di 30 passi nelle vie cittadine, creato grazie ai contributi mandati dalla gente comune a VivaVoce, che attualmente ha riscosso notevole successo.

Per questo motivo vi invitiamo a dare il vostro contributo per costruire e arricchire l’archivio delle voci del popolo di Monumenti Aperti, con i vostri messaggi. Con l’app di Loquis, sarà possibile creare itinerari cittadini in cui a guidare i visitatori saranno proprio le vostre voci!