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A testa in su non camminiamo mai. O almeno non quando camminiamo in una città come Roma, dove troppa è la storia che ci cammina a fianco. Eppure la storia corre anche più in alto, incisa sui muri.

Annalisa Reggi, blogger nata a Lugo di Romagna ma residente da tempo a Roma, ha lanciato qualche anno fa un interessante e originale blog: Pietre Parlanti. Una serie di racconti diversi che prende spunto dalla sua passione per le storie delle targhe commemorative presenti nella capitale.
Da qualche mese Annalisa ha pensato fosse arrivato il momento di far vivere a tutti i visitatori, turisti o cittadini, un’esperienza di viaggio diversa ovvero ascoltare le sue storie con il naso all’insù!
Per questo ha colto l’opportunità di promuovere il suo stile e il suo blog, creando un canale dedicato su Loquis, una versione vocale delle storie delle targhe di Roma, che potete ascoltare su “Pietre Parlanti”.
Non potevamo non riconoscere il valore storico e culturale del suo progetto, così abbiamo deciso di renderlo un Canale Verificato da Loquis e darle l’opportunità di raccontarsi in questa intervista.

Partiamo da un presupposto: a Roma sono tantissime le targhe commemorative sparse per la città, che indicano dove e quanto si fermarono ospiti illustri di passaggio nella Capitale. Da Mozart a Goldoni, da Joyce a Leopardi, da Morse a Michelangelo…l’elenco è davvero lunghissimo!
Ma cosa erano venuti a fare, a Roma? Cosa hanno lasciato di sé, all’Urbe e cosa l’Urbe ha lasciato loro? E i luoghi in cui hanno abitato cosa sono diventati adesso?

Abbiamo fatto qualche domanda ad Annalisa, per scoprire di più sulle sue passioni, la sua curiosità e il suo canale su Loquis…

1. Ciao Annalisa, come è nata l’idea di un progetto originale come “Pietre Parlanti”?
Ciao! Allora, diciamo che camminare è il mio mezzo di trasporto preferito. Sempre con lo sguardo in alto perché, almeno in una città come Roma, dove abito ormai da anni (sono romagnola), non c’è solo la Storia che ci passeggia al fianco. Basta fermarsi in una qualsiasi piazza o strada, alzare la testa e sul muro c’è una storia in poche righe: le pietre parlanti appunto, o meglio, le targhe commemorative che ci ricordano che “qui visse per tot tempo il signor XY”. A forza di collezionarle in testa  – e sul telefonino – mi è venuta la curiosità di attraversare il muro, approfondire le “vacanze romane” dei tanti non-resident ai quali le targhe sono dedicate, di scoprire perché sono venuti a Roma, cosa hanno fatto qui e cosa hanno fatto di questa esperienza una volta partiti. La cosa che più mi ha colpita è che ci sono impressionanti analogie col presente da tanti punti di vista, accoglienza, rapporto col passato, cibo. E mi ha colpito anche il fatto che da sempre Roma divide, o si ama profondamente o si detesta.

2. Mozart, Goldoni, Joyce, Leopardi…sono tante le Pietre Parlanti di cui parli su Loquis; ma qual è la storia che ami di più?
Difficile rispondere, ogni volta che cerco materiale per scrivere una storia scopro un mondo, la volta dopo un altro e così finisce che mi affeziono sempre all’ultima pietra parlante. Diciamo però che se dovessi scegliere, andrei verso una pietra parlante al femminile perché, per fortuna, qualche targa l’hanno dedicata anche alle donne, come Margaret Fuller, la sfortunata giornalista americana che fu testimone della parabola della Repubblica Romana, o Eleonora de Fonseca Pimentel, una delle eroine della Repubblica Napoletana, nata poco più in là di piazza del Popolo, o una romana-romagnola come Costanza Monti Perticari, la figlia del poeta Vincenzo Monti, una vita struggente.

3. Accompagni gli ascoltatori in giro per Roma. Credi che la voce, la tua voce, possa dare ancora più forza a un racconto?
Dunque, cerco di scrivere poche parole con la s e la z perché essendo romagnola, direi che si sente fin troppo bene. Sulla mia capacità di interpretare le “pietre”, poi, sospendo il giudizio… Ironia a parte, credo però che la voce dia assolutamente forza al racconto, anzi, mi è capitato di modificare alcune pietre parlanti proprio rileggendole ad alta voce, per dare loro un ritmo, una vivacità sfuggiti a una lettura silenziosa. Ecco, sarei molto curiosa di sentire i miei testi letti da una voce professionista…

4. In un momento storico come questo il turismo è messo a dura prova, ritieni che sia ancora più necessario raccontare l’Italia?
La parola turismo viene dal francese “tour” e il “Grand Tour”, il viaggio di formazione culturale dei giovani aristocratici europei, aveva come meta d’elezione l’Italia. Le classi dirigenti del passato non sarebbero diventate tali senza una “gita” a Venezia, Roma, Firenze, Napoli, senza le nostre chiese, le nostre rovine, il nostro passato. Il turismo insomma è l’essenza stessa del nostro paese, oltre che una voce del Pil, per questo penso che non si possa mai smettere di raccontare l’Italia. Anche se fisicamente non possiamo percorrerla, possiamo sempre visitarla in smart watching: in fondo quanti musei e mostre on line abbiamo visitato durante questo lockdown? Lo stesso vale per una narrazione che permetta di conoscere aspetti inediti del Bel Paese, come quella dei canali di Loquis. Chiamiamolo Smart Tour, un viaggio altro, ma complementare a quello vero.

Puoi ascoltare il canale “Pietre Parlanti” cliccando QUI.
Se, invece, vuoi aprire anche tu il tuo canale ma non sai come fare, puoi dare un’occhiata cliccando QUI.